Covid, test nelle farmacie, i Biologi: “Scelta inopportuna, scorretta e illegittima”. Anche la Fnomceo dice no

“E’ inopportuno, oltre che scorretto ed illegittimo, assegnare l’esecuzione dei test anti-Covid alle farmacie, divenute ormai contenitore di ogni pratica sanitaria a svantaggio di categorie che pure ne avrebbero più titoli e meriti”. Lo ha dichiarato il senatore Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi, dicendosi pronto a “diffidare il governo dal porre in pratica tale intendimento” e ad “impugnare tutti gli atti amministrativi e normativi eventualmente adottati e che dovessero consentire, nelle farmacia, attività che sono, invece, proprie del laboratorio di analisi cliniche, dei Biologi e dei medici laboratoristi”. Per D’Anna: “Fermo restando la scarsa attendibilità di questi test rapidi, escludere i laboratori da tali pratiche, significa voler relegare l’esecuzione di quel tipo di esami, nello sgabuzzino o nel retrobottega delle farmacie”. Una “situazione assurda” ha sbottato D’Anna, che “condanniamo con forza rammentando, a chi di competenza, il sacrificio e l’abnegazione con i quali, nei mesi bui del lockdown, migliaia di biologi hanno lavorato nei laboratori di analisi” ha rilanciato il rappresentante dei Biologi. “D’intesa con le associazioni di categoria, con la Federazione dei Medici e con le società scientifiche, valuteremo, nelle prossime ore, l’opportunità di indire manifestazioni di protesta” ha aggiunto ancora il presidente dell’ONB. “E’ solo il caso di ricordare che nelle farmacie già si perpreta la violazione della norma che stabilisce la possibilità di poter effettuare l’autodiagnosi con l’uso di test rapidi, destinata però solo ai cittadini non autosufficienti e che invece, aggirata in maniera surrettizia, viene estesa a tutti con l’illegittimo aumento del numero dei test eseguiti” ha concluso D’Anna.
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“Francamente tardiamo a comprendere la ratio di un provvedimento che appare cervellotico per non dire assurdo” ha rincarato la dose il dott. Pietro Miraglia, vicepresidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi di cui è anche delegato regionale per la Sicilia. “Proprio non riusciamo a capire come mai, in un momento così delicato per il nostro Paese, con la curva dei contagi che è tornata a salire e l’approssimarsi, ormai, della riapertura delle scuole (con migliaia tra insegnanti e personale scolastico ancora in attesa di potersi sottoporre allo screening anti Covid), il ministero della Salute abbia deciso di rendere disponibili gli esami sierologici validati dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Comitato Tecnico-scientifico, nelle farmacie” ha aggiunto Miraglia. “Nulla contro i farmacisti, per carità, ma non sarebbe stato più logico affidare quel tipo di test a chi, come i laboratori di analisi cliniche autorizzati normalmente lo fa di mestiere?” ha proseguito il rappresentante siciliano dei Biologi. “Giova a qualcosa ricordare che in Sicilia, ma ovviamente anche nel resto d’Italia, per effettuare i test per il coronavirus, i laboratori hanno l’obbligo di essere in regola con la normativa vigente in materia di VEQ (Valutazione esterna di qualità) ed essere iscritti ai programmi in corso delle VEQ di sierologia? In pratica, tradotto in soldoni, sono chiamati ad eseguire, obbligatoriamente per legge, tutti i controlli di qualità interni ed esterni?”. Ebbene: “chi garantirà, ora, quel tipo di controlli dal momento che le farmacie non sono deputate a sostituirsi alle strutture di laboratorio?” ha concluso il vicepresidente dell’ONB.
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La posizione espressa dai vertici dell’ONB è stata sostenuta vivamente anche da Filippo Anelli, presidente della Fnomceo. “Non condividiamo l’idea che i test sierologici per Covid-19 possano essere autosomministrati. Nell’attuale contesto epidemiologico, l’indicazione dovrebbe rimanere nella disponibilità del medico” ha detto il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo). “La prescrizione di questi test deve, infatti, essere correlata con il quadro clinico, e questo compete al medico – ha spiegato -. Inoltre, l’esito del test è, per il medico, utile indicatore sia per una diagnosi differenziale, sia per una successiva prescrizione del tampone, sia per mettere in campo tutte le necessarie procedure per il tracciamento dei casi e dei contatti. Siamo quindi fortemente perplessi su un’autoanalisi, che rischierebbe di falsare il quadro epidemiologico della Covid-19”.“I test sierologici, se fatti su larga scala e con modalità di screening, possono infatti essere un utile indicatore epidemiologico per stabilire, ad esempio, il tasso di letalità – ha concluso Anelli -. La gestione da parte del medico permette inoltre l’individuazione e il controllo dei focolai. L’autoanalisi, con successiva auto-diagnosi, al contrario, potrebbe inoltre dare al paziente un senso di falsa sicurezza, inducendolo a trascurare i successivi approfondimenti o le precauzioni per evitare di diffondere il contagio”.

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