Il Biologo Docente: è il momento di ripensare ad una profonda rivalutazione di una professione ordinaria e consueta?

di Sonia Di Mercurio

Per alcuni potrebbe essere (anche) il nuovo che avanza. Ma di nuovo, in realtà, c’è ben poco, sia strutturalmente che concettualmente. Stiamo parlando della figura del biologo-docente, ossia del professionista non occupato nella sua specifica area professionale, che ha scelto, invece, la strada dell’insegnamento che è, quindi, impegnato nelle scuole secondarie di I° e II° grado.

La figura del biologo-docente impiegato nelle attività didattiche è una professione ordinaria e consueta, conosciuta da tempo e apprezzata da sempre, che sin dall’origine ha costituito un vitale momento di incontro tra studenti (di scuole medie e superiori) e materie scientifiche.

L’obiettivo? Trasmettere conoscenze e valori, ma soprattutto – ed è questo, poi, il fine ultimo – concorrere alla piena formazione dei futuri professionisti. Che non è cosa da poco.

Tuttavia, la figura del biologo-docente ancora oggi, nonostante partecipi ai processi formativi, soffre di un mancato riconoscimento: l’Ordine dei Biologi della Sicilia, ha iniziato sulla spinta del Presidente Alessandro Pitruzzella, del Segretario Federico Li Causi e di tutto il Consiglio, a riconsiderare la professione e ad aprire le porte dell’Ordine ai docenti (nella fattispecie colleghi-biologi) che hanno scelto la strada educativa, siano essi insegnanti di ruolo o precari.

Da più parti, e non ora, si è levata la voce di una rapida apertura di dialogo tra Ordine e insegnanti proprio al fine di avviare un comune progetto che investa oltre agli aspetti formativi, legali e assistenziali, anche una programmazione più europea che consenta l’accesso alle risorse. Tutto questo perché possano compiutamente essere valorizzate le competenze dei biologi che hanno scelto di dedicarsi all’insegnamento e che non possono essere al centro dell’attenzione solo in particolari momenti, primo fra tutti in occasione del pagamento della quota annuale.

La figura del biologo-docente va riconsiderata: è un professionista indispensabile che ha un suo preciso ruolo nella formazione delle coscienze e delle competenze delle nuove generazioni.

Per questo, sulla scorta di numerosi e qualificati interventi che si sono succeduti negli anni – ma che ancora non hanno avuto piena attuazione – è necessario rappresentare, organizzare e tutelare i biologi impegnati nelle attività didattiche e di ricerca nelle scuole e quelli operanti nella formazione professionale. Non è questa la sede opportuna per indicare le strategie, tuttavia è necessario dare vita a iniziative di aggiornamento culturale e professionale “volte al potenziamento – contenutistico e metodologico – della didattica delle scienze e della ricerca, della conservazione della natura e della valorizzazione della diversità genetica e biologica”.

Concorrere mediante seminari, incontri, scambio di esperienze e di studio (non solo tra colleghi ma anche con gli studenti), analisi e altre iniziative di studio, alla crescita e al perfezionamento professionale dei biologi-insegnanti. Solo mettendo in pratica accorgimenti atti alla crescita e al perfezionamento si può valorizzare la figura del biologo non solo come “laboratorista”, ma come professionista impegnato in più ambiti e in diversi campi. Per citarne solo alcuni, educazione alla salute, ambientale, alimentare e stili di vita, educazione sessuale, biologia forense e biologia della riproduzione. Va da sé che la competenza del biologo-insegnante, una volta rimodulata e valorizzata la figura, in primo luogo va utilizzata, proprio per la sua specifica natura, in ambito scolastico.

Mere aspettative, facili illusioni? Credo che i tempi siano maturi per ripensare alla nuova, importante e fondamentale figura legata al biologo-insegnante.

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