Quando si parla di indagini criminalistiche, si immagina spesso un mosaico di prove materiali, analisi tecniche e tecnologie sofisticate. Tuttavia, c’è una figura che più di altre permette alla scienza di entrare davvero nell’indagine: il biologo forense. Una professione ancora poco raccontata ma ormai centrale nel sistema investigativo moderno.
Durante l’incontro tenuto lo stesso 14 novembre presso il Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, organizzato dall’Ordine dei Biologi, è stato chiarito un punto fondamentale: il Biologo non è un supporto accessorio, ma un professionista dotato di un profilo tecnico-scientifico unico, capace di determinare l’affidabilità dell’intero processo investigativo.
Un incontro l’affollatissimo che ha ottenuto circa 400 richieste di partecipazione nell’ all’Aula Furnari del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, a cui è intervenuto Giovanni Marcì, PhD, biologo molecolare forense, patologo clinico, già in servizio al RIS di Messina e oggi alla Sezione Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Catania.

La sua è stata una testimonianza diretta, concreta, maturata non solo sui libri, ma sul campo: nelle case teatro di un delitto, sugli abiti dei sospettati, nelle tracce infinitesimali che spesso dicono più delle dichiarazioni dei testimoni.
Il biologo è l’occhio scientifico sulla scena del crimine» – ha esposto Marcì - Quando si arriva su una scena del crimine non è solo per raccogliere campioni, ma ì per leggere ciò che è accaduto. Ogni traccia organica ha una storia, un comportamento fisico, una dinamica biologica e temporale. Il nostro compito è ricostruire quella storia con rigore, evitando errori che possono compromettere un’intera indagine.
Marcì ha insistito su un punto tanto semplice quanto spesso frainteso: il biologo forense non è un tecnico tra tanti, ma una figura indispensabile nella fase del sopralluogo scientifico; non una presenza eventuale ma una presenza necessaria.
Marcì ha poi accompagnato i presenti all’interno del lavoro quotidiano del biologo forense, illustrando diversi esempi concreti.
Una parte dell’intervento ha riguardato la Bloodstain Pattern Analysis (BPA), la disciplina che studia forma, disposizione e traiettorie delle macchie di sangue.
“La BPA – ha spiegato – è un punto di incontro tra biologia e fisica. Senza entrambe le competenze, il rischio di interpretazioni sbagliate è altissimo. Il sangue non mente, ma può essere frainteso da chi non conosce la dinamica dei fluidi biologici”. Il Biologo, grazie alla sua formazione multidisciplinare, è in grado di riconoscere: angoli d’impatto, direzioni di proiezione, meccanismi di espulsione, compatibilità o incompatibilità con il racconto dei presenti. Ma è nel racconto delle diagnostiche immediate sulla scena che l’audience coglie il valore più concreto della professione. Marcì ha citato un caso reale, discusso anche durante l’incontro:
“Era stata trovata una macchia di sangue su un indumento di un sospettato. Apparentemente sembrava umana. Una valutazione biologica accurata ha invece rivelato che si trattava di sangue animale. Questa informazione – ottenuta in tempi rapidissimi – ha evitato l’iscrizione di una persona nel registro degli indagati, insieme a sequestri, intercettazioni e indagini invasive del tutto inutili.”
Un dettaglio che avrebbe potuto portare a un errore giudiziario. Un dettaglio che solo il biologo aveva gli strumenti per interpretare. La scienza che tutela cittadini e istituzioni.
L’intervento relazionale di Marcì ha messo in evidenza un concetto fondamentale: il biologo forense non si limita ad analizzare reperti, ma svolge un ruolo di garanzia scientifica per l’intero sistema Giustizia. Ogni valutazione sbagliata può cambiare la vita di una persona. Ogni diagnosi corretta può evitarlo. "Il nostro lavoro – ha detto – è fatto di responsabilità, metodo, verifiche continue. La biologia non è opinione. È rigore. E questo rigore si riflette sulla qualità della prova e sulla tutela dei cittadini”. In chiusura, il Presidente regionale dei biologi di Sicilia, Alessandro Pitruzzella, ha commentato con chiarezza: "Quello che ci è stato mostrato oggi conferma qualcosa che ripetiamo da anni: la moderna investigazione non può fare a meno del biologo. Non per una rivendicazione di categoria, ma perché la scienza lo dimostra ogni giorno. Le indagini diventano più efficaci, più rapide e, soprattutto, più giuste.”

Pitruzzella ha poi sottolineato come l’Ordine dei Biologi stia lavorando per rafforzare la presenza dei professionisti nelle attività di sopralluogo e nelle collaborazioni con le forze dell’ordine: “È una figura che porta competenze uniche: biologia, genetica, chimica, fisica dei fluidi, microbiologia. Questo bagaglio non è replicabile da altre professionalità. Il Biologo è un filtro scientifico contro gli errori, contro le interpretazioni affrettate e contro gli abusi involontari. È tempo che se ne riconosca il ruolo strategico”.
UFFICIO STAMPA OBS
Dott.ssa Francesca Bertè
Giornalista Professionista
da Redazione
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